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Piero Grasso
Pietro Grasso (il suo nome di battesimo è proprio Pietro, anche se viene chiamato Piero) nasce il 1° gennaio del 1945 a Licata, in Sicilia. Inizia la carriera in magistratura a ventiquattro anni, in pretura a Barrafranca. Divenuto sostituto procuratore della Repubblica a Palermo, ha la possibilità di occuparsi, a metà anni Settanta, di indagini relative alla criminalità organizzata e alla pubblica amministrazione: gli viene affidata, tra l'altro, l'inchiesta sull'omicidio di Piersanti Mattarella, il presidente della Regione ucciso il 6 gennaio del 1980.
Nel 1984 Piero Grasso è giudice a latere in occasione del maxi processo a Cosa Nostra, che vede imputate quasi cinquecento persone. Al fianco di Alfonso Giordano, presidente della corte, redige la sentenza con cui (in più di 8mila pagine) sancisce complessivamente oltre 2600 anni di reclusione, inclusi diciannove ergastoli. Una volta terminato il maxi processo, diventa consulente della Commissione antimafia presieduta da Gerardo Chiaromonte: il ruolo viene confermato anche sotto la guida di Luciano Violante.
Agli inizi degli anni Novanta, il magistrato siciliano viene chiamato a ricoprire il ruolo di consigliere alla Direzione affari penali del Ministero di Grazia e Giustizia di Claudio Martelli (della quale fa parte anche Giovanni Falcone), oltre che membro della Commissione centrale per i pentiti. Terminato l'incarico, diventa procuratore aggiunto della Direzione Nazionale Antimafia a capo della quale si trova Pier Luigi Vigna: in questa occasione, ha l'opportunità di coordinare e seguire da vicino le inchieste portate avanti dalle Procure di Firenze e Palermo sulle stragi degli anni 1992 e 1993.
A partire dal mese di agosto del 1999 Grasso è Procuratore della Repubblica a Palermo: durante la sua direzione vengono arrestate poco meno di 1800 persone accusate di reati mafiosi, inclusi tredici latitanti inseriti nella lista dei trenta più pericolosi. In quegli anni, la Procura del capoluogo riesce a ottenere quasi quattrocento ergastoli.
I risultati ottenuti permettono al giudice di Licata di essere scelto come capo della Procura Nazionale Antimafia, al posto di Pier Luigi Vigna, costretto a lasciare per raggiunti limiti di età: è l'ottobre del 2005, e il Consiglio Superiore della Magistratura sancisce la sua nomina con cinque astensioni e diciotto voti a favore. Nomina che, tuttavia, non manca di suscitare polemiche, sia nel mondo politico che in quello di giudiziario, visto che il favorito per la Procura Nazionale era quasi unanimemente ritenuto Gian Carlo Caselli. Il giudice torinese, però, era stato escluso a causa della cosiddetta Riforma Caselli, un emendamento alla legge delega relativa alla riforma dell'ordinamento giudiziario presentato da Luigi Bobbio, senatore di Alleanza Nazionale, durante la terza legislatura di Silvio Berlusconi. A causa di quell'emendamento, Caselli era stato escluso per raggiunti limiti di età: tuttavia, quel provvedimento in seguito verrà dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale.
Piero Grasso, in ogni caso, contribuisce alla cattura, nel 2006, di Bernardo Provenzano, latitante dal lontano 1963, prelevato - dopo anni e anni di indagini - nella masseria corleonese di Montagna dei cavalli. Nello stesso anno, supervisiona l'operazione "Odissea" in collaborazione con la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che porta a più di quaranta procedimenti di custodia cautelare in seguito ad indagini riguardanti la cosca dei Mancuso di Limbadi e la cosca La Rosa di Tropea, e la loro azione nel controllo degli appalti relativi a villaggi vacanze del lido catanzarese. Concluso il primo mandato, Grasso viene riconfermato a capo della Direzione Nazionale, in questo caso all'unanimità e senza polemiche.
Nel 2012 conduce su Rai Storia "Lezioni di Mafia", un progetto educativo in dodici puntate destinato a spiegare i segreti di Cosa Nostra ai ragazzi, evidentemente ispirato alle lezioni di mafia pensate vent'anni prima da Giovanni Falcone e da Alberto La Volpe, direttore del "Tg2".
A dicembre del 2012 Piero Grasso presenta una richiesta di aspettativa al Csm per motivi elettorali: decide, infatti, di candidarsi con il Partito Democratico alle elezioni politiche del 2013.
A gennaio, la direzione nazionale del partito ufficializza la sua candidatura come capolista nel Lazio al Senato. In seguito alle elezioni del 24 e 25 febbraio 2013, viene quindi eletto a Palazzo Madama; pochi giorni dopo aderisce, insieme a numerosi senatori e deputati, al progetto intitolato "Riparte il futuro", che prevede di modificare l'articolo 416 ter (norma sullo scambio elettorale politico-mafioso) e quindi la legge anti-corruzione nei primi cento giorni di attività del nuovo Parlamento.
Il 16 marzo, Grasso viene eletto Presidente del Senato, vincendo il ballottaggio contro il senatore del Pdl Renato Schifani: grazie a 137 voti su 313 votanti, acquisisce la prestigiosa carica in vista della creazione del nuovo governo.
Nel 1984 Piero Grasso è giudice a latere in occasione del maxi processo a Cosa Nostra, che vede imputate quasi cinquecento persone. Al fianco di Alfonso Giordano, presidente della corte, redige la sentenza con cui (in più di 8mila pagine) sancisce complessivamente oltre 2600 anni di reclusione, inclusi diciannove ergastoli. Una volta terminato il maxi processo, diventa consulente della Commissione antimafia presieduta da Gerardo Chiaromonte: il ruolo viene confermato anche sotto la guida di Luciano Violante.
Agli inizi degli anni Novanta, il magistrato siciliano viene chiamato a ricoprire il ruolo di consigliere alla Direzione affari penali del Ministero di Grazia e Giustizia di Claudio Martelli (della quale fa parte anche Giovanni Falcone), oltre che membro della Commissione centrale per i pentiti. Terminato l'incarico, diventa procuratore aggiunto della Direzione Nazionale Antimafia a capo della quale si trova Pier Luigi Vigna: in questa occasione, ha l'opportunità di coordinare e seguire da vicino le inchieste portate avanti dalle Procure di Firenze e Palermo sulle stragi degli anni 1992 e 1993.
A partire dal mese di agosto del 1999 Grasso è Procuratore della Repubblica a Palermo: durante la sua direzione vengono arrestate poco meno di 1800 persone accusate di reati mafiosi, inclusi tredici latitanti inseriti nella lista dei trenta più pericolosi. In quegli anni, la Procura del capoluogo riesce a ottenere quasi quattrocento ergastoli.
I risultati ottenuti permettono al giudice di Licata di essere scelto come capo della Procura Nazionale Antimafia, al posto di Pier Luigi Vigna, costretto a lasciare per raggiunti limiti di età: è l'ottobre del 2005, e il Consiglio Superiore della Magistratura sancisce la sua nomina con cinque astensioni e diciotto voti a favore. Nomina che, tuttavia, non manca di suscitare polemiche, sia nel mondo politico che in quello di giudiziario, visto che il favorito per la Procura Nazionale era quasi unanimemente ritenuto Gian Carlo Caselli. Il giudice torinese, però, era stato escluso a causa della cosiddetta Riforma Caselli, un emendamento alla legge delega relativa alla riforma dell'ordinamento giudiziario presentato da Luigi Bobbio, senatore di Alleanza Nazionale, durante la terza legislatura di Silvio Berlusconi. A causa di quell'emendamento, Caselli era stato escluso per raggiunti limiti di età: tuttavia, quel provvedimento in seguito verrà dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale.
Piero Grasso, in ogni caso, contribuisce alla cattura, nel 2006, di Bernardo Provenzano, latitante dal lontano 1963, prelevato - dopo anni e anni di indagini - nella masseria corleonese di Montagna dei cavalli. Nello stesso anno, supervisiona l'operazione "Odissea" in collaborazione con la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che porta a più di quaranta procedimenti di custodia cautelare in seguito ad indagini riguardanti la cosca dei Mancuso di Limbadi e la cosca La Rosa di Tropea, e la loro azione nel controllo degli appalti relativi a villaggi vacanze del lido catanzarese. Concluso il primo mandato, Grasso viene riconfermato a capo della Direzione Nazionale, in questo caso all'unanimità e senza polemiche.
Nel 2012 conduce su Rai Storia "Lezioni di Mafia", un progetto educativo in dodici puntate destinato a spiegare i segreti di Cosa Nostra ai ragazzi, evidentemente ispirato alle lezioni di mafia pensate vent'anni prima da Giovanni Falcone e da Alberto La Volpe, direttore del "Tg2".
La carriera politica
A dicembre del 2012 Piero Grasso presenta una richiesta di aspettativa al Csm per motivi elettorali: decide, infatti, di candidarsi con il Partito Democratico alle elezioni politiche del 2013.
A gennaio, la direzione nazionale del partito ufficializza la sua candidatura come capolista nel Lazio al Senato. In seguito alle elezioni del 24 e 25 febbraio 2013, viene quindi eletto a Palazzo Madama; pochi giorni dopo aderisce, insieme a numerosi senatori e deputati, al progetto intitolato "Riparte il futuro", che prevede di modificare l'articolo 416 ter (norma sullo scambio elettorale politico-mafioso) e quindi la legge anti-corruzione nei primi cento giorni di attività del nuovo Parlamento.
Il 16 marzo, Grasso viene eletto Presidente del Senato, vincendo il ballottaggio contro il senatore del Pdl Renato Schifani: grazie a 137 voti su 313 votanti, acquisisce la prestigiosa carica in vista della creazione del nuovo governo.
ultimo aggiornamento: 17/03/2013
Oggi, giovedì 1 gennaio 2015 • S. Maria Madre di Dio
Si ricordano inoltre
Politico e letterato italiano, mecenate della dinastia dei Medici
01/01/1449 - 09/04/1492
Pedagogista e storico francese, inventore delle Olimpiadi moderne
01/01/1863 - 02/09/1937
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