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Paul Verhoeven
Nuovi codici per il cinema
Paul Verhoeven nasce il 18 luglio 1938 ad Amsterdam, in Olanda. Dopo aver frequentato l'Università di Leiden, dove nel 1964 si laurea in Matematica e Fisica, deve interrompere la sua passione per il cinema (concretizzatasi già da studente con la realizzazione di alcuni cortometraggi) per arruolarsi nella Marina olandese. Riesce, in ogni caso, a tornare dietro la macchina da presa girando diversi documentari per l'Arma, incluso "The Marine Corps", finalizzato a celebrarne il trecentesimo anniversario.
Concluso il servizio militare, torna ai cortometraggi, e nel frattempo inizia a lavorare per la tv del suo Paese: nel 1969, per esempio, crea la serie tv "Floris", dodici puntate dedicate alla storia di un cavaliere medievale che ha il volto di Rutger Hauer (che negli anni successivi comparirà diverse volte nelle pellicole del regista). I suoi primi lavori mettono in luce la continua ricerca di equilibrio tra il bisogno di spettacolarizzazione e la forza del materiale narrativo. Al cinema, debutta con "Gli strani amori di quelle signore" (titolo originale: "Wat zien ik"), commedia del 1971, cui fa seguito, due anni più tardi, "Fiori di carne" (titolo originale: "Turkish delight"), che viene candidato all'Oscar come miglior film straniero (e che verrà scelto, nel 2000, come miglior film olandese del Novecento).
Gli anni Settanta si rivelano particolarmente prolifici, visto che di quegli anni sono anche "Kitty Zippel" (titolo originale: "Keetie Tippel"), uscito nel 1975, e "Soldato d'Orange" (titolo originale: "Soldaat van Oranje"), di due anni dopo. Nel 1979 arriva "Spetters", che racconta i giovani di quell'epoca, mentre nel 1982 Verhoeven prende la strada del thriller con "Il quarto uomo" (titolo originale: "De vierde man"), pellicola visionaria e hitchcockiana con Jeroen Krabbè che presenta diversi excursus erotici e che gli vale il premio della critica internazionale assegnatogli al Toronto Film Festival. Il film, per altro, gli assicura una cerca fama anche ad Hollywood.
Il regista olandese si trasferisce, quindi, in America, dove gira "L'amore e il sangue" (titolo originale "Flesh + Blood"), che viene proposto alla 42esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Giovani. Il film della svolta per la sua carriera, comunque, è "Robocop", uscito nel 1987, che conquista il Premio Oscar per i migliori effetti sonori. La strada verso la fantascienza cyberpunk si vede anche in "Atto di forza" (titolo originale: "Total recall"), del 1990, tratto da un romanzo di Philip K. Dick e che annovera nel cast Arnold Schwarzenegger e una giovane Sharon Stone: in questo caso, a vincere l'Oscar sono gli effetti speciali visivi.
Verhoeven torna a lavorare con la Stone in "Basic Instinct - Istinto di base" (con Michael Douglas), nel 1992: un thriller erotico realistico e che punta allo scandalo, che conquista nomination sia ai Golden Globe che agli Oscar. Gli Scandali tornano a fare capolino tre anni più tardi con "Showgirls", con scene sessuali fin troppo esplicite che gli valgono, suo malgrado, un Razzie Award come peggiore regista.
Nel 1997 il regista olandese gira "Starship Troopers - La fanteria dello spazio", adattamento del classico fantascientifico di Heinlein che si configura come una satira sull'insistito militarismo degli Stati Uniti, mentre nel 2000 torna al thriller con "L'uomo senza ombra" (titolo originale: "Hollow man"), che gli vale il Premio del Pubblico al Festival di Locarno. Dopo aver rifiutato di girare "Fast and furious" (e gli episodi successivi), torna in patria e si ripresenta al pubblico con "Black book" (titolo originale: "Zwartboek"), pellicola intimista che parla della Resistenza olandese e che vince lo Young Cinema Award alla Mostra di Venezia del 2006.
Ateo di formazione protestante, Verhoeven ha, tra gli altri meriti, quello di aver lanciato sulla scena internazionale gli attori olandesi Rutger Hauer e Renee Soutendijk, oltre a quello di aver influenzato in maniera notevole i codici del genere cinematografico.
Concluso il servizio militare, torna ai cortometraggi, e nel frattempo inizia a lavorare per la tv del suo Paese: nel 1969, per esempio, crea la serie tv "Floris", dodici puntate dedicate alla storia di un cavaliere medievale che ha il volto di Rutger Hauer (che negli anni successivi comparirà diverse volte nelle pellicole del regista). I suoi primi lavori mettono in luce la continua ricerca di equilibrio tra il bisogno di spettacolarizzazione e la forza del materiale narrativo. Al cinema, debutta con "Gli strani amori di quelle signore" (titolo originale: "Wat zien ik"), commedia del 1971, cui fa seguito, due anni più tardi, "Fiori di carne" (titolo originale: "Turkish delight"), che viene candidato all'Oscar come miglior film straniero (e che verrà scelto, nel 2000, come miglior film olandese del Novecento).
Gli anni Settanta si rivelano particolarmente prolifici, visto che di quegli anni sono anche "Kitty Zippel" (titolo originale: "Keetie Tippel"), uscito nel 1975, e "Soldato d'Orange" (titolo originale: "Soldaat van Oranje"), di due anni dopo. Nel 1979 arriva "Spetters", che racconta i giovani di quell'epoca, mentre nel 1982 Verhoeven prende la strada del thriller con "Il quarto uomo" (titolo originale: "De vierde man"), pellicola visionaria e hitchcockiana con Jeroen Krabbè che presenta diversi excursus erotici e che gli vale il premio della critica internazionale assegnatogli al Toronto Film Festival. Il film, per altro, gli assicura una cerca fama anche ad Hollywood.
Il regista olandese si trasferisce, quindi, in America, dove gira "L'amore e il sangue" (titolo originale "Flesh + Blood"), che viene proposto alla 42esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Giovani. Il film della svolta per la sua carriera, comunque, è "Robocop", uscito nel 1987, che conquista il Premio Oscar per i migliori effetti sonori. La strada verso la fantascienza cyberpunk si vede anche in "Atto di forza" (titolo originale: "Total recall"), del 1990, tratto da un romanzo di Philip K. Dick e che annovera nel cast Arnold Schwarzenegger e una giovane Sharon Stone: in questo caso, a vincere l'Oscar sono gli effetti speciali visivi.
Verhoeven torna a lavorare con la Stone in "Basic Instinct - Istinto di base" (con Michael Douglas), nel 1992: un thriller erotico realistico e che punta allo scandalo, che conquista nomination sia ai Golden Globe che agli Oscar. Gli Scandali tornano a fare capolino tre anni più tardi con "Showgirls", con scene sessuali fin troppo esplicite che gli valgono, suo malgrado, un Razzie Award come peggiore regista.
Nel 1997 il regista olandese gira "Starship Troopers - La fanteria dello spazio", adattamento del classico fantascientifico di Heinlein che si configura come una satira sull'insistito militarismo degli Stati Uniti, mentre nel 2000 torna al thriller con "L'uomo senza ombra" (titolo originale: "Hollow man"), che gli vale il Premio del Pubblico al Festival di Locarno. Dopo aver rifiutato di girare "Fast and furious" (e gli episodi successivi), torna in patria e si ripresenta al pubblico con "Black book" (titolo originale: "Zwartboek"), pellicola intimista che parla della Resistenza olandese e che vince lo Young Cinema Award alla Mostra di Venezia del 2006.
Ateo di formazione protestante, Verhoeven ha, tra gli altri meriti, quello di aver lanciato sulla scena internazionale gli attori olandesi Rutger Hauer e Renee Soutendijk, oltre a quello di aver influenzato in maniera notevole i codici del genere cinematografico.
ultimo aggiornamento: 27/11/2012
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