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Biografia di oggi: Nicolás Gómez Dávila

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Nicolás Gómez Dávila

Lesse, scrisse, morì

Nicolás Gómez Dávila
Lo scrittore e filosofo Nicolás Gómez Dávila nasce a Bogotà, in Colombia, il 18 maggio del 1913. A soli sei anni si trasferisce con la famiglia a Parigi, dove inizia i suoi studi. La sua formazione è prevalentemente umanistica con un'incursione persino nelle lingue classiche che apprende presso un monastero di benedettini. A 23 anni torna nella nativa Bogotà, che non lascia mai più tranne per un breve soggiorno, sempre a Parigi, nel 1948.

Vive una vita piuttosto appartata, dividendo il suo tempo tra la sua biblioteca e la vita familiare con la moglie. La sua vita privata si può definire priva di eventi di rilievo, come lui stesso afferma. Nicolás Gómez Dávila dice che se si dovesse descrivere la sua intera esistenza basterebbero solo tre parole: "Lesse, scrisse, morì".

Ed in effetti passa quasi tutto il suo tempo a collezionare libri, ben trentamila volumi, tra cui spiccano autori come Leont'ev, Justus Moser, Maurice Barrès, Charles Maurras, Donoso Cortés ecc. Si sprofonda nello studio senza però mai conseguire la laurea, non sembra infatti interessato ai titoli che, solo ufficialmente, hanno il compito di certificare la preparazione intellettuale di un individuo.

In tutti gli anni in cui studia e medita nella sua biblioteca, comincia anche a scrivere. E' il fratello ad occuparsi della pubblicazione, nel 1954, di una raccolta di suoi aforismi "Notas I". L'opera viene pubblicata in appena cento esemplari da destinarsi ad una ristretta cerchia di amici e conoscenti. Nel 1959 viene invece pubblicata una raccolta di saggi brevi "Textos I" che, come tutti i suoi scritti, sono caratterizzati da quella brevità che diventerà la sua cifra stilistica; tale brevità ha finito per creare non pochi problemi ai commentatori, costretti ad analizzare un linguaggio secco ed asciutto.

Nicolás Gómez Dávila segue la vita politica del suo paese, ma, fedele alle sue posizioni, decide di non prendervi parte attivamente, neppure quando nel 1958 il presidente colombiano gli offre il posto di primo consigliere. Egli è infatti molto critico nei confronti della realtà che lo circonda, al punto da essere convinto che il futuro dell'umanità sarà di proprietà "della Coca Cola e della pornografia".

Dávila crede, invece, in una società di aristocratici, intendendo con questo termine non gli aristocratici di nascita, ma gli eletti che per merito ed impegno intellettuale possono arrogarsi questo titolo. A questi migliori spetta il compito di guidare l'umanità. Ciascun uomo dotato di una attiva vita intellettuale può meritare, secondo lui, il titolo di aristocratico. E' dunque favorevole ad una società gerarchica, in cui non vi sia la supremazia del popolo, corrispondente secondo il suo pensiero ad una errata divinizzazione dell'uomo.

I bersagli preferiti sella sua critica diventano temi quali: il progresso, la democrazia e il materialismo. A causa di queste teorie e della sua profonda religiosità, Dávila viene considerato un reazionario. La sua religiosità non gli impedisce, però, di criticare aspramente la Chiesa romana, pur rimanendo nell'animo un convinto cattolico.

Le sue posizioni inducono anche ad un paragone con uno dei più famosi filosofi tedeschi: Nietzsche.
Tra il 1977 e il 1992 pubblica "Escolios a un texto implicito" (Glosse ad un testo implicito), raccolta di aforismi e di scolii, tipiche annotazioni e glosse spesso presenti nelle opere di letteratura greca e latina. Questi aforismi testimoniano della sua vita di prolifico lettore e pensatore: sono pieni, infatti, di rimandi letterari e filosofici ad opere di altri scrittori e pensatori. La chiave di lettura per interpretarli è costituita proprio dalla sua labirintica biblioteca, contenente solo libri in lingua originale. Due sono però i riferimenti da lui stesso esplicitati: Montaigne e_Burckhardt che definisce "i miei santi patroni". Ma tantissimi sono gli scrittori e pensatori con cui interloquisce tra cui Stendhal, Mallarmé, Bergson, Gide, Taine, Balzac, Laclos, Rivaroli ecc.

In concordanza con il suo carattere e le sue idee, Gómez Dávila non pubblicizza mai attivamente i suoi scritti. Alla fine degli anni Ottanta, però, a seguito della traduzione in tedesco di Escolios, le sue idee cominciano a circolare anche in Europa e trovano molti sostenitori nei circoli di pensiero sia austriaci che tedeschi. Dal 1987 le sue opere vengono tradotte in tedesco.

In Italia bisogna aspettare il 2001 per la prima traduzione dei suoi scritti. Nicolás Gómez Dávila muore a Bogotà il 17 maggio del 1994 senza essersi sostanzialmente mai mosso dalla sua monumentale biblioteca.

ultimo aggiornamento: 17/10/2011


 

Oggi, venerdì 18 maggio 2012 • S. Felice, S. Venanzio, S. Leonardo Murialdo

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