Giro d'Italia le 10 Mete turistiche d'Abruzzo 4^ tappa "scopri il gigante d’Abruzzo": Il Gran Sasso
Il Gran Sasso d’Italia, vetta maestosa dell’Appennino centrale, domina l’Abruzzo con i suoi 2.912 metri di altitudine. Parte integrante del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, è una delle mete più affascinanti per escursionisti, scalatori e amanti della natura. Il Corno Grande, la cima più alta, ospita l’unico ghiacciaio appenninico: il Calderone, simbolo della fragilità climatica.
Accanto alla sua imponente presenza naturalistica, il Gran Sasso è anche un polo scientifico internazionale: sotto la montagna, nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, si conducono esperimenti di fisica delle particelle tra i più avanzati al mondo, protetti da oltre 1.400 metri di roccia.
D’estate, il Gran Sasso si colora di sentieri fioriti, pascoli e panorami mozzafiato che spaziano dall’Adriatico al Tirreno. D’inverno, il comprensorio di Campo Imperatore offre neve abbondante, impianti sciistici e un paesaggio da alta quota alpina. Il borgo di Castel del Monte e la Piana di Campo Imperatore, detta “il piccolo Tibet”, completano l’esperienza con storia e cultura.
Perché la Piana di Campo Imperatore è chiamata “il piccolo Tibet”
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Altitudine e clima: situata a circa 1.800–2.000 m s.l.m., con ampie distese aperte, venti freddi e inverni lunghi e nevosi, ricorda i grandi altopiani himalayani.
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Paesaggio aspro e solitario: l’assenza di alberi, i rilievi dolci e ondulati e i cieli vastissimi evocano le alture tibetane, donando un senso di “spazio infinito”.
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Tradizioni pastorali: un tempo vi si praticava il pascolo estensivo di mandrie e armenti, in una sorta di transumanza stagionale che richiama gli spostamenti dei popoli del Tibet.
Visitare il Gran Sasso significa scoprire un’Italia diversa, verticale, silenziosa e profonda. Un’esperienza che unisce emozione e conoscenza, nel cuore dell’Abruzzo.
Perché il Gran Sasso viene detto “la Bella Addormentata”
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Profilo della montagna: osservando il massiccio dal versante nord‑occidentale (verso Capestrano/L’Aquila), la successione di cime del Corno Grande, del Corno Piccolo e della Prena forma una silhouette simile a una donna sdraiata a pancia in su, come addormentata.
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Leggenda e toponomastica popolare: le popolazioni locali, colpite da questo profilo “morbido” e armonioso, hanno cominciato a definirla in modo affettuoso, accolto poi da guide e cartine escursionistiche.
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Simbolo di quiete e mistero: la “bella addormentata” evoca un’immagine di pace e silenzio, rispecchiando l’atmosfera rarefatta e contemplativa che si respira sul Gran Sasso.
Questi soprannomi non solo arricchiscono il narrare il territorio, ma raccontano l’identità paesaggistica e culturale di un massiccio che, tra natura incontaminata e ricerca scientifica, rimane un simbolo profondo dell’Abruzzo.
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