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Francesco Ruffini
Libera Chiesa in libero Stato
Francesco Ruffini, giurista e storico, nasce a Lessolo Canavese, in quel d'Ivrea (Torino), il 10 aprile 1863. Nel 1886 consegue la laurea in giurisprudenza, a Torino. Autorevole professore di diritto ecclesiastico, insegna prima a Pavia, poi a Genova e infine a Torino.
Approfondisce la storia del diritto alla libertà, soffermandosi in particolare su quella religiosa, e producendo sul tema una copiosa quantità di saggi. Pubblica "Lineamenti storici delle relazioni fra Stato e chiesa in Italia", nel 1891; "Corso di diritto ecclesiastico italiano", nel 1893; "La libertà religiosa. Storia dell'idea", nel 1901; "Le origini elvetiche della formula libera Chiesa in libero Stato", del 1909; nel 1913, "Libertà religiosa e separazione fra Stato e chiesa" e, nel 1924, "La libertà religiosa come diritto pubblico subbiettivo".
Nel 1914 Ruffini è nominato senatore e due anni dopo viene chiamato dal governo Boselli a rivestire per circa due anni la carica di Ministro della Pubblica Istruzione. Intrattiene un proficuo rapporto, fatto di amicizia e di interazione culturale, con il filosofo Benedetto Croce, che a lui dedica il libro "Uomini e cose della vecchia Italia", nel 1927. E insieme a Croce - e pochi altri, fra cui Albertini e Frassati - in un Senato che, pur conservando le sue funzioni legislative, è ormai invaso da fedeli al regime, conduce la pressoché solitaria ed infruttuosa battaglia contro il Concordato fra stato e Chiesa, nel 1929.
Fervido oppositore del fascismo, lo sprezzante rifiuto di Francesco Ruffini di prestare fedeltà al regime, gli costa la cattedra nel 1931. Morirà tre anni dopo, a Torino, il 29 marzo 1934, all'età di 71 anni.
La vita di Francesco Ruffini è stata tutta contrassegnata dalla ricerca, sul piano etico-giuridico, di una concezione univoca della libertà religiosa tanto nello Stato italiano quanto nella Chiesa cattolica. Il suo convincimento di fondo è che tale uniformità può essere raggiunta solo attraverso il recupero dei valori religiosi rispetto al positivismo e l'affermazione del liberalismo religioso, cioè della inviolabilità della libertà di culto.
Approfondisce la storia del diritto alla libertà, soffermandosi in particolare su quella religiosa, e producendo sul tema una copiosa quantità di saggi. Pubblica "Lineamenti storici delle relazioni fra Stato e chiesa in Italia", nel 1891; "Corso di diritto ecclesiastico italiano", nel 1893; "La libertà religiosa. Storia dell'idea", nel 1901; "Le origini elvetiche della formula libera Chiesa in libero Stato", del 1909; nel 1913, "Libertà religiosa e separazione fra Stato e chiesa" e, nel 1924, "La libertà religiosa come diritto pubblico subbiettivo".
Nel 1914 Ruffini è nominato senatore e due anni dopo viene chiamato dal governo Boselli a rivestire per circa due anni la carica di Ministro della Pubblica Istruzione. Intrattiene un proficuo rapporto, fatto di amicizia e di interazione culturale, con il filosofo Benedetto Croce, che a lui dedica il libro "Uomini e cose della vecchia Italia", nel 1927. E insieme a Croce - e pochi altri, fra cui Albertini e Frassati - in un Senato che, pur conservando le sue funzioni legislative, è ormai invaso da fedeli al regime, conduce la pressoché solitaria ed infruttuosa battaglia contro il Concordato fra stato e Chiesa, nel 1929.
Fervido oppositore del fascismo, lo sprezzante rifiuto di Francesco Ruffini di prestare fedeltà al regime, gli costa la cattedra nel 1931. Morirà tre anni dopo, a Torino, il 29 marzo 1934, all'età di 71 anni.
La vita di Francesco Ruffini è stata tutta contrassegnata dalla ricerca, sul piano etico-giuridico, di una concezione univoca della libertà religiosa tanto nello Stato italiano quanto nella Chiesa cattolica. Il suo convincimento di fondo è che tale uniformità può essere raggiunta solo attraverso il recupero dei valori religiosi rispetto al positivismo e l'affermazione del liberalismo religioso, cioè della inviolabilità della libertà di culto.
ultimo aggiornamento: 06/09/2011
Oggi, mercoledì 10 aprile 2013 • S. Terenzio, S. Pompeo, S. Fulberto, S. Ulda
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